Sette. Quarantanove racconti e una storia
Maurizio Sorrentino è, probabilmente, un uomo buono. Essendo però anche uno scrittore serio - ed un acuto lettore di libri duri e necessari - non nega la violenza che pulsa nel cuore del Mondo.
La violenza che appartiene alla dimensione degli istinti ferini o ai rapporti di forza ammantati di vesti legali o, ancora, all'impossibilità di stabilire verità e giustizia con gli strumenti della Legge.
Quella violenza, insomma, che percorre e permea alcuni tra i racconti più convincenti di questa silloge varia e, insieme, unitaria in alcuni accordi di fondo.
Come ogni scrittore degno di questo nome, dunque, Sorrentino prende su di sé e sulla propria maniera di narrare la ferocia, il sopruso e l'inganno che si inabissano ed erompono a tradimento nelle nostre vite. Sorrentino li assume e li filtra attraverso le maglie della propria scrittura. Essendo poi non solo uno scrittore serio ma, probabilmente, anche un uomo buono, fa in modo che quest'operazione di catarsi non gli veli quegli altri aspetti dell'esistenza che fanno umano l'uomo. La pietà, la tenerezza, talvolta il sorriso. Sorrentino guarda il Male negli occhi e non se ne fa ammaliare.